Resezione epatica e informazioni sull’intervento. Dott. Alessandro Arturi chirurgo addominale a Roma Resp.le Unità Operativa Semplice (UOS) Chirurgia Oncologica Mininvasiva presso Ospedale S. Pietro Fatebenefratelli a Roma – Specialista in Chirurgia Dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva Chirurgica

Tipologia di resezione

La possibilità di asportare porzioni più o meno ampie senza compromettere la funzione del fegato residuo dipende dalla particolare anatomia dei vasi sanguigni e biliari all’interno del fegato.

Il fegato è suddivisibile in otto distinte porzioni dette segmenti epatici.

I vasi sanguigni e biliari entrano nel fegato in un’unica area detta ilo epatico, e si biforcano immediatamente per irrorare le due metà dell’organo, emifegato destro e sinistro, che sono autonome l’una dall’altra.

All’interno di ogni emifegato poi i vasi si dividono ulteriormente per irrorare i segmenti, quattro per l’emifegato destro e tre per quello sinistro.

Esiste infine un segmento autonomo, detto lobo caudato che si trova posteriormente ai due grandi lobi.

Grazie a questa particolare struttura del fegato che si possono effettuare svariati tipi di resezione epatica a seconda del singolo caso.

E’ possibile asportare:

  • un emifegato (lobectomia o epatectomia destra o sinistra);
  • un segmento (segmentectomia);
  • due segmenti contigui (bisegmentectomia o settoriectomia);
  • più segmenti, anche distanti tra loro (segmentectomie multiple);
  • parti di segmento (subsegmentectomia o resezione a cuneo).

Ogni intervento si differenzia dagli altri per dimensione della porzione di fegato asportato, con conseguente diversa complessità tecnica e rischi nel periodo post-operatorio (es. emorragia, infezioni, insufficienza epatica).

L’entità della resezione epatica dipende dalla sede e dalle dimensioni della lesione da rimuovere: in alcuni casi anche lesioni di piccole dimensioni, ma poste a stretto contatto con strutture vascolari principali, possono richiedere l’asportazione dell’intero settore o del lobo epatico che è vascolarizzato da quel vaso.

In ogni caso saranno gli esami strumentali eseguiti nel preoperatorio (tac con mezzo di contrasto, risonanza magnetica, ecografia con studio doppler della vascolarizzazione epatica) e nell’intraoperatorio (ecografia epatica intraoperatoria) che permetteranno di diagnosticare con precisione la sede, i rapporti con le strutture vascolari, le dimensioni e, nella maggior parte dei casi, la natura della lesione, e quindi indirizzeranno il chirurgo al tipo di resezione da effettuare.

Per alcune patologie delle vie biliari possono essere utili anche esami particolari quali colangiografia retrograda (ercp) o risonanza magnetica con studio colangiografico delle vie biliari. 

Resezione epatica: prima dell’intervento

Si eseguono tutti gli esami di laboratorio per valutare la funzionalità del fegato e capire quindi se la porzione restante potrà garantire un’adeguata funzione biosintetica.

Inoltre, per valutare eventuali patologie cardiovascolari o respiratorie che possono condizionare il decorso intra e post-operatorio, si effettuano anche elettrocardiogramma, radiografia del torace, verde di indocianina per determinare la quantità di fegato da resecare.

Resezione epatica: durante l’intervento

La durata dell’intervento può variare a seconda della complessità, della necessità di ricostruire le connessioni tra condotti biliari e intestino (anastomosi biliodigestive) o della necessità di resezioni vascolari.

Sono in genere interventi di chirurgia maggiore complessi e per questo richiedono personale specializzato in questo tipo di chirurgia.

Le principali fasi dell’intervento consistono nella mobilizzazione del fegato dalle connessioni che lo fissano alle strutture vicine, soprattutto al diaframma; segue il riconoscimento e la sezione dei vasi sanguigni e biliari destinati alla porzione di fegato da asportare (controllo vascolare).

Si procede poi all’asportazione vera e propria della porzione di fegato.

Quest’ultima viene effettuata utilizzando sofisticati strumenti tecnologici che sfruttano svariate forme di energia e che permettono un buon controllo dei sanguinamenti intraoperatori.

Resezione epatica: dopo l’intervento

Il decorso postoperatorio intraospedaliero, in assenza di complicanze, può variare da 7 a 10 giorni.

Grazie alle nuove tecniche di analgesia il dolore postoperatorio è minimo e ben controllato.

Il paziente può riprendere a mangiare dopo due o tre giorni appena le condizioni cliniche lo permettono.

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